Ho incontrato Carolina quando studiavo a Bologna. Ho sempre trovato il suo percorso professionale affascinante. Anche se non ha studiato moda, la sua formazione è ciò che fa di lei un’eccellente digital PR.
Carolina è riuscita a creare la sua agenzia di digital PR grazie ad anni e anni di lavoro sodo e connessioni con le persone. Penso che la sua storia spieghi perfettamente che farsi notare, fare stage e incontrare le persone giuste sono gli strumenti necessari per costruirsi una carriera nella moda. Buona lettura!
1.Cosa hai studiato?
Ho studiato Scienze della Comunicazione, per poi specializzarmi in Semiotica. Tra i due corsi di Laurea, ho fatto un breve corso in Fashion Styling a Londra.
- Come i tuoi studi ti hanno aiutata ad arrivare a lavorare nella moda?
Più degli studi, sono state le esperienze lavorative ad aiutarmi. Ho iniziato fin dai primi anni di Università a lavorare in questo settore, muovendo i primi passi in una piccola radio di moda, che aveva anche un web magazine, poi occupandomi di creazione contenuti per un sito e-commerce che vende brand di lusso. Ho provato, fin dai primi anni di studio, a capire come funziona questo complesso settore e da quali figure professionali è animato. Per farlo, ho sperimentato diverse realtà del settore, proponendomi per collaborazioni e stage: una redazione web, il mondo e-commerce, il press office, le aziende produttrici. I miei studi mi hanno aiutata dal punto di vista della comunicazione, di cui mi sono sempre occupata.
- Hai sempre saputo di voler lavorare nella moda?
La moda mi ha sempre interessato, ma ancora di più mi interessa il mondo della comunicazione, che si evolve costantemente, ed è proprio questo il suo bello!
- Hai un curriculum notevole e molto interessante. Tante persone sognano di scrivere o lavorare per Condé Nast e tu ci sei riuscita come fashion contributor di Style.it, come hai ottenuto questo ruolo?
Ti ringrazio. Ho collaborato con Style.it – poi vanityfair.it – insieme a Federico Rocca, con il quale lavoravo già precedentemente per una radio di moda e web magazine, di cui vi accennavo sopra. E’ stato lui a propormi la collaborazione con style.it come fashion contributor. E’ stato davvero interessante e formativo.
- Sei consulente in digital PR presso Max Mara, puoi spiegarci di cosa ti occupi?
Mi occupo di gestire le relazioni con digital influencer e le collaborazioni per diversi brand del gruppo: Max Mara, Sportmax, Weekend Max Mara, MAX&Co., Marella, Pennyblack, iBlues. Il mio lavoro si sviluppa sia localmente sul territorio italiano, sia worldwide, collaborando con uffici PR estero.
- Hai anche creato la tua agenzia di Digital PR e Brand Strategy Carolina Rimondi – Digital PR 6 anni fa. Come è stato diventare il capo di se stessi?
Ho sempre desiderato costruire una mia realtà lavorativa, in cui potessi mantenere la mia libertà di pensiero e movimento. Ho iniziato a svolgere piccoli progetti su richiesta di aziende mentre terminavo gli studi universitari e oggi ho la fortuna di lavorare con brand importanti. La cosa che ultimamente mi rende più felice è immaginare lo scenario del 2018: mi aspetta un anno di forte crescita e cambiamento!
- Quale è il supporto che offri ai brand attraverso la tua agenzia?
Siamo sempre più specializzate nelle Digital PR e nell’influencer marketing, anche grazie a tool che permettono l’analisi e il monitoraggio di influencer di tutto il mondo. Per le aziende mi occupo di pianificazione strategica e gestione dei progetti con influencer, di ideare nuovi format di eventi e attività volte al coinvolgimento di persone attive sui social media, ma anche di formazione e aggiornamento su queste tematiche. In generale, il mio lavoro è fatto di relazioni personali, ma anche di collaborazione a distanza con influencer e PR in tutto il mondo, per realizzare progetti worldwide.
- Puoi spiegarci cos’è il digital storytelling e un digital showroom?
Ormai il confine tra reale/digitale oppure offline/online è sempre più labile. Lo storytelling, cioè la narrazione che un brand fa di sé stesso o focalizzandosi su un prodotto, deve ovviamente svilupparsi in modo sinergico e coerente su tutte le dimensioni e attraverso tutte le leve di comunicazione. Il mio compito è quello di trovare i giusti influencer che possano collaborare allo storytelling di un brand e divulgarlo al giusto pubblico.
Riguardo al digital showroom: come Digital PR siamo il punto di riferimento per prestiti e omaggi capi di diversi brand. Fisicamente non ho neanche un capo nel mio ufficio, ma il nostro ruolo è proprio quello di connettere il giusto showroom o magazzino locale con l’influencer che fa richiesta di capi, che sia in Italia o in altre parti del mondo. Questa parte del mio lavoro è in costante aumento e forse un giorno arriverà il momento di offrire un nuovo servizio digitalizzato, a supporto.
- Tieni anche lezioni di Fashion Writing presso l’Istituto Marangoni. Come è arrivata questa opportunità?
E’ stata Anna (Marconi, autrice di Taste of Runway: http://www.tasteofrunway.com/) a invitarmi in Marangoni prima per svolgere una lezione di Digital PR, poi a coinvolgermi nel corso di Fashion Writing che lei teneva già da tempo. Il primo anno ho seguito le classi straniere e questo è stato ancora più sfidante: oltre a essere stata la mia prima esperienza in cattedra, fare lezione a persone con background culturali diversi l’ha resa ancora più interessante, anche se non sempre facile.
- Quali sono i vantaggi di seguire un corso di Fashion Writing secondo te?
Il percorso dà alcune basi teoriche e pratiche di scrittura di moda, per poi diventare un vero laboratorio per l’ideazione di un blog di moda. E’ un progetto molto attuale, che gli studenti possono declinare secondo i loro interessi e scopi specifici (possono realizzare un personal style blog con le foto dei loro outfit, oppure un blog-portfolio con i loro shooting, per esempio). Spingiamo molto affinché i blog siano originali e ricchi di contenuti inediti, del resto l’università è il momento perfetto per sperimentare!
- Cosa consiglieresti a chi vorrebbe diventare digital PR?
Di essere sempre aggiornato sui nuovi progetti svolti dalle aziende, sulle influencer più interessanti e sui nuovi strumenti di analisi. Essere molto umili e desiderosi di imparare, perché purtroppo i social media da un lato sono una finestra sul fashion system e su questo lavoro, ma dall’altro danno l’illusione di potersi improvvisare, magari perché si conoscono alcune influencer o si hanno un po’ di follower su Instagram. Infine, consiglio di ricordarsi sempre di essere gentili (anche con chi non lo è con noi!) e prediligere un low-profile: discrezione e cortesia sono caratteristiche secondo me molto importanti per chi fa questo lavoro.