FASHION-BEAUTY-SUSTAINABILITY

Cosa le aziende di Moda e Beauty devono fare per migliorare l’ambiente

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In questa settimana si è parlato molto di moda e sostenibilità non a caso. Il movimento Fashion Revolution #whomademyclothes ricorda in questi giorni il 5° anniversario della fabbrica Rana Plaza collassata e che uccise 1138 persone.

I brand e i consumatori sono sempre più attenti ai valori aziendali di sostenibilità, condizioni lavorative e produzione.

Così le aziende si stanno attivando per promuovere i loro programmi di sostenibilità. Molti iniziano ad inserire nel sitoweb una sezione dedicata alla sostenibilità e questi valori vengono condivisi sui social anche come strategia di marketing per mirare ai millennials, la generazione con più alto potere di spesa e molto attenta ai problemi sociali/ambientali.

Tra i problemi ambientali fondamentali c’è quello dei rifiuti che aumentano vertiginosamente. La maggior parte dei brand si concentra sul migliorare i processi produttivi affinché abbiano minore impatto sull’ambiente, come ridurre l’emissione di CO2. Problemi sicuramente importanti, ma i brand beauty e fashion dovrebbero non solo concentrarsi sulla prima fase di vita del prodotto, ma introdurre delle strategie anche per lo smaltimento dei prodotti. Il ciclo di vita di un prodotto non dovrebbe fermarsi all’assistenza post-vendita. Che sia una maglia di Zara indossata per un anno e mezzo o una crema finita dopo 3 mesi, i brand dovrebbero avere cura del loro smaltimento.

I beauty retailer come Sephora dovrebbero avere una raccolta di smaltimento dei prodotti e/o soprattutto permettere di ricaricare i prodotti beauty: proprio come esiste per i detersivi e per alcuni profumi. Immaginate andare da Sephora e poter riempire nuovamente il contenitore del fondotinta, le creme, i sieri o cambiare solo lo scovolino del mascara. Questo ridurrebbe la grande quantità di confezioni che diventano rifiuti inutilizzabili. Nonostante la maggior parte dei prodotti beauty sia di plastica e molti affermano sia riciclabile, in realtà solo il 12% della plastica viene riciclata. Permettendo di ricaricare i prodotti si ridurrebbe la quantità di packaging inutilizzabile nel tempo, che va a finire negli oceani e contribuirebbe a prevenire i pronostici secondo i quali nel 2050 ci sarà più plastica che pesci nei fondali.

Brand come Zara, che per il modello fast-fashion mettono in commercio milioni di capi al mese, dovrebbero permettere ai clienti di poter consegnare capi inutilizzati in modo da essere riciclati nella realizzazione dei futuri modelli. H&M già adotta questa politica ed offre addirittura un buono da 5€ a chi utilizza il servizio e porta in negozio abiti usati (non solo del marchio H&M).

Cotone, tinte, confezioni, etichette tutto quello che viene utilizzato per produrre gli abiti ed i prodotti beauty dovrebbe essere composto da materiali naturali, non tossici e non dannosi per l’uomo e l’ambiente. Dalle stampe delle maglie ai prodotti spray per capelli, tutto dovrebbe essere prodotto solo con sostanze non nocive. Bisogna evitare di utilizzare materiali sintetici come l’acrilico, che impiegano anni a biodegradarsi.

La sostenibilità non dovrebbe essere un trend o una scelta aziendale, ma uno standard da rispettare come tutti gli altri.

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