Il secondo giorno di Vogue Global Conversations, la serie di 4 giorni di conversazioni online con professionisti del settore della moda, Nicole Phelps di Vogue Runway ha moderato una conversazione con Olivier Rousteing – Direttore creativo di Balmain, Cédric Charbit CEO di Balenciaga e Natacha Ramsay-Levi – Direttore creativo di Chloè su il futuro delle sfilate di moda.
Ieri ho iniziato a condividere qui su glamobserver, i principali punti di queste conversazioni, nel caso in cui ve le perdiate. In questo momento senza precedenti, è molto importante pensare al futuro e vedere cosa ne pensano i nomi più influenti dell’industria della moda. Il focus del secondo giorno sono state le sfilate di moda.
Con la crisi COVID, la settimana della moda maschile a Milano, in programma a giugno, è stata rinviata e unita alla settimana della moda femminile a settembre 2020, la Couture Week di luglio è stata rinviata e la settimana della moda di settembre per la SS21 è ancora in discussione.
Quindi è stato davvero interessante sapere come vedono il futuro delle sfilate, riferimenti importanti del sistema moda.
Quando ieri, il primo giorno di queste conversazioni, il caporedattore della versione britannica di Vogue Edward Enninful, ha chiesto a Marc Jacobs come presenterà la sua collezione primavera-estate 2021, il designer americano ha dichiarato di non sapere se ci sarà una collezione.
È un momento senza precedenti.
Vediamo quindi cosa pensano Olivier Rousteing di Balmain, Cédric Charbit di Balenciaga e Natacha Ramsay-Levi di Chloè sul modo in cui presenteranno le loro collezioni future.
Olivier Rousteing – Direttore creativo Balmain
Per Rousteing il futuro delle sfilate è un mix fra il digitale ed il reale che vede in modo diverso, uno deve essere emotivo, mentre quello digitale più spettacolare.
“Quando pensi al digitale, porti solo immagini che possono essere forti ma non è una vera esperienza. Abbiamo ancora bisogno di quell’emozione. 600 persone nella stanza non rappresentano la community di un brand, ci sono così tanti che sognano la moda, quindi mi piacerebbe aprire l’esperienza a più di 600 ospiti. Le sfilate di moda digitali e sfilate di moda reali, le vedo diversamente. Non vedo il digitale meno emotivo, ma un’esperienza in cui puoi spingere la tua immaginazione al livello successivo, può essere sulla luna o nel cielo. Non deve essere solo uno streaming della sfilata reale, ma qualcosa di totalmente diverso. La sfilata di moda invece, deve essere emotiva con le persone nella stanza, deve attraversare le emozioni ed essere iconica.
Per le collezioni future voglio cambiare l’esperienza, renderla più un intrattenimento, si può creare una performance con artisti e modelle. I modelli devono semplicemente camminare?”
Cédric Charbit CEO di Balenciaga
Il CEO di Balenciaga non gestisce la direzione artistica, quindi per quanto riguarda il futuro delle sfilate ha parlato del pubblico e dei numeri dicendo che online e offline si stanno quasi fondendo.
“600 persone assistono ad una sfilata di moda ogni stagione. Se guardi il pubblico digitale, considerando lo streaming live tramite YouTube, Instagram e Twitter messi insieme, abbiamo un pubblico di circa 10 milioni di spettatori. 600 contro 10 milioni colpisce come numero. Il pubblico deve essere riconsiderato: abbiamo ospiti o spettatori? O stanno diventando uno?
Le persone che lavorano alle sfilate sono già online e offline. Paghiamo i modelli il 50% per la passerella e il 50% per i diritti quando vai in streaming live.
Oggi stiamo entrando in una fase in cui la moda e la tecnologia devono essere sincronizzate, devono fondersi.”
Natacha Ramsay-Levi – Direttore creativo di Chloè
Per il direttore creativo di Chloè, le sfilate sono qui per rimanere, ma il loro modello di business dovrebbe cambiare.
“Il pubblico ora è principalmente digitale ma non ucciderò la sfilata, è un momento bellissimo. Il digitale deve amplificarlo.
Il momento della sfilata è un momento in cui l’intera azienda è focalizzata sulla realizzazione di prodotti e sulla trasmissione di un messaggio che porta valore.
Le sfilate di moda hanno un tempo molto piccolo sul mercato e c’è una dicotomia totale in cui mettiamo la creatività e il business.
Il modello di business della sfilata deve finire. Stiamo perdendo la creatività perché il momento in cui noi, i creativi, siamo i più forti è quello della sfilata di moda, che è invece quando l’azienda fa meno.
Molti designer chiedono lo stesso: dobbiamo cambiare direzione. Tutte le federazioni della moda dovrebbero impegnarsi a rivalutare il valore commerciale del modo in cui questo settore è realizzato. C’è qualcosa nello spreco che non possiamo continuare a spingere. Inquiniamo così tanto, non possiamo sprecare materiali, ma non possiamo neanche sprecare la creatività. Il prossimo prodotto che comprerò deve essere rilevante.”
Nell’ultima parte della conversazione online, hanno tutti risposto a una delle domande più frequenti sull’argomento più discusso della moda:
Qual è una cosa che farai per rendere la tua produzione più sostenibile?
BALMAIN:
“Non vogliamo vivere su un pianeta che morirà domani. Dobbiamo proteggere il nostro mondo. La sostenibilità è un processo lungo, complicato ma entusiasmante. Abbiamo iniziato ad assumere persone per capire l’inizio …. Anche dal lato del consumatore, se acquisti molto dobbiamo presentare molti prodotti, non possiamo rendere nulla sostenibile. “
BALENCIAGA:
“Essendo parte di Kering, la sostenibilità è un argomento essenziale per noi. Questo è il momento di riflettere su ciò che possiamo fare in modo migliore. 3 settimane fa ho ricevuto da Demna [Gvasalia] e dal team di designer, una tabella di marcia per la sostenibilità per il 2020 e il 2021. Quindi non si tratta solo del dipartimento della sostenibilità, ma tutta l’azienda, compresi i designer, ci sta lavorando. “
CHLOÈ:
“Ci sono due parti importanti: una è che stiamo trovando nuovi tessuti e nuove tecniche e la seconda parte è quella che non saremo in grado di raggiungere da soli: i rifiuti. I rifiuti provengono da un sistema. Hai nuove collezioni, realizzi un prodotto che è rilevante e provi a realizzarlo in modo sostenibile e, in 3 mesi, lo trovi scontato nei negozi e non più rilevante per il mercato. Non possiamo riutilizzare i tessuti che acquistiamo perché la gente lo ha già visto. Questo è criminale. È anche uno spreco di creatività quando i prodotti perdono il loro valore così rapidamente. Quindi dobbiamo essere sostenibili nel modo in cui produciamo, che richiede tempo. Dobbiamo essere consapevoli dei nostri rifiuti. “
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