Consigli sul Curriculum e Colloquio dalla Talent Acquisition Manager di Burberry

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Il nostro scopo qui su Glam Observer è quello di guidarvi per una carriera di successo nel mondo della moda. Considerando l’alta competitività di questo settore, il primo passo per ottenere un lavoro nella moda è una candidatura perfetta. Perciò dopo svariati post su come creare il CV perfetto, come affrontare il colloquio ed il webinar su come candidarsi per ottenere un lavoro nella moda, ho pensato che non potevo offrirvi consigli migliori se non quelli dati da chi è dall’altro lato e si occupa ogni giorno di assumere personale in un’azienda di moda. Ho così chiesto ad Alessandra Ricci, Talent Acquisition Manager Europe presso Burberry che si occupa di assumere personale presso il brand, di condividere con noi alcuni consigli, da come deve essere un CV efficace, agli errori più comuni che riscontra spesso, come prepararsi per un colloquio, quali sono le domande più frequenti e i suoi consigli per ottenere un lavoro nella moda. Alessandra è stata così gentile da fornire delle risposte molto dettagliate e pratiche rivelando trucchi del mestiere, spiegando cosa pensano gli HR quando valutano un candidato e cosa si aspettano di sentirsi dire e non sentirsi dire.

1)Ciao Alessandra, potresti presentarti alle ragazze di Glam Observer? 

Questa è proprio la prima domanda che di solito HR e Recruiters pongono ai candidati in tutti i colloqui di lavoro! E’ quindi curioso ed interessante quando viene posta a qualcuno che sta “dall’altra parte della scrivania” come me. Sono Alessandra, ho 30 anni e sono la Talent Acquisition Manager Europa all’interno di Burberry, dove sono approdata dopo circa 5 anni di esperienza nel mondo dell’Executive Search e dell’Head Hunting. Ho studiato Relazioni Internazionali, ma sono sempre stata una “fashion & luxury enthusiast”! 

2) Come Talent Acquisition Manager sei responsabile dell’acquisizione del personale in azienda. Come si presenta secondo te un curriculum efficace?

Un curriculum è efficace quando può essere utilizzato come biglietto da visita. Deve quindi essere esaustivo ma sintetico, “personalizzato” sulla tipologia di ruolo per cui si sta facendo application e professionale. E’ efficace ciò che è organizzato – in ordine cronologico (preferibilmente inverso, partendo dall’esperienza più recente) o per competenze (ponendo al centro ciò che si è tratto dalle esperienze lavorative). 

3) Quali sono gli errori più comuni che trovi quando ricevi i curriculum?

Utilizzare foto non professionali, essere poco precisi o troppo prolissi, scrivere esperienze non vere e menzionare hobbies/informazioni personali non pertinenti alla posizione per cui ci si sta proponendo. Il curriculum deve anche essere immediato e facile da leggere: questo non significa che si debba scordare la creatività, ma che non bisogna esagerare. Anche gli errori ortografici sono sintomo di disattenzione e poca cura. 

Attenzione anche all’utilizzo dei social: sempre più spesso si cerca riscontro dei candidati su canali come LinkedIn, Facebook e Instagram, che possono essere armi a doppio taglio…

4) Il colloquio è la parte che spaventa di più le ragazze, come consigli di prepararsi?

Consiglierei di interpretare il colloquio come un’opportunità, piuttosto che come un esame. Informatevi sull’azienda, esaminate a fondo la job description, indossate qualcosa di professionale ma che vi faccia sentire a vostro agio, esercitatevi in ciò che direte – ma soprattutto ricordatevi che se siete state chiamate c’è una ragione! Nessuna azienda invita un candidato a un colloquio se non è davvero interessata, quindi cercate di capire qual è il “fattore X” che ha attratto l’attenzione e lavorate su quello. 

5)     Quali sono le domande più frequenti ai colloqui?

Se sulla parte tecnica del colloquio non si può generalizzare a causa delle specificità di ogni ruolo e funzione, ci sarà sempre una parte dell’intervista maggiormente orientata a comprendere le soft skills del candidato e il suo fit all’interno dell’azienda. Ci saranno quindi delle domande sempre volte a questi elementi:

–       Motivation: “qual è il driver che oggi la spinge a consideraredi lasciare il suo lavoro?”, “cosa le piace della nsotra azienda e perchè le piacerebbe lavorare qui?” 

–       Impact: “qual è la sfida più grande che ha dovuto affrontare nella sue esperienza lavorativa e come ha fatto?”, “su quali paramentri/KPIs è misurato il suo lavoro e che obiettivi ha raggiunto?”, “qual è stata la soddisfazione professionale più grande?”

–       Feeling: “in che tipo di ambiente lavorativo riesce a performare al meglio?”, “preferisce lavorare autonomamente o in autonomia?”,  “in quali dei nostri valori si riconosce maggiormente?”

 6) A cosa presti più attenzione durante il colloquio e qual è il fattore decisivo che ti permette di capire che quella è la persona giusta?

Presto molta attenzione, oltre ai requisiti professionali, a valutare quanto la persona che ho di fronte è in linea con la cultura aziendale. 

Il fattore che mi fa dire “wow” è presente quando il candidato dimostra entusiasmo e realismo attraverso un approccio multifocale (sottolinea sia i vantaggi che apporterebbe all’azienda, sia i benefici che trarrebbe dal fatto di lavorare al suo interno), da esperto (riesce ad emergere rispetto a profili simili per come utilizza il proprio know how tecnico) e da problem solver (riesce a mettere in luce le sue capacità di pensare in prospettiva focalizzandosi sulle possibili sfide che l’azienda potrebbe affrontare in futuro). 

Tutto ciò, oltre a determinate caratteristiche personali che non si possono cambiare, richiede una preparazione pre-colloquio sull’azienda, il suo settore di business, i suoi prodotti, i suoi valori e obiettivi. 

7) Alcune aziende hanno diversi step di colloqui: un primo conoscitivo e poi altri più tecnici e con diverse persone. Ci spieghi come funziona?

Il numero degli step di colloqui e gli interlocutori di queste interviste sono generalmente flessibili e vengono di volta in volta decisi in base al tipo di figura che si sta ricercando.

E’ fondamentale prendere molto seriamente tutti gli step, a partire dalla “phone interview” e dal cosiddetto “colloquio conoscitivo”: sono infatti le prime opportunità per fare una buona impressione. Pur non essendo dei tecnici, i referenti HR che conducono questi colloqui sono spesso i migliori conoscitori dell’azienda, delle sue peculiarità e di cosa richiede il business – quindi riescono a valutare a 360 gradi il fit della persona con la posizione ricercata. 

Nei colloqui tecnici, utilizzati soprattutto per la ricerca di profili specializzati, si testano le competenze specialistiche anche con prove, risoluzioni di problemi ed esercizi pratici. Nei colloqui di gruppo invece si assessa come il candidato si comporta in un contesto sociale: si va dunque ad analizzare l’apertura al confronto, lo spirito di squadra, le doti di leadership, di argomentazione e convincimento o di ascolto.

8) Cosa dire e non dire durante un colloquio?

Il segreto per capire “cosa dire” è immedisimarsi nell’interlocutore, il quale non sa nulla di noi e vuole capire chi siamo e che tipo di valore aggiunto possiamo apportare. Bisogna raccontrasi in modo analitico e sintetico, restituendo un quadro esaustivo di capacità, competenze e punti di forza. Sfruttiamo il colloquio per valorizzare quegli aspetti che non sono intuibili dalla lettura del CV e prestiamo attenzione alla forma. Bisogna mostrare curiosità, stimolare l’attenzione dell’interlocutore evitando di procedere con un elenco sterile dei ruoli ricoperti, e far capire che si è fatta ricerca prima di procedere con la candidatura. 

Non bisogna avere la presunzione di conoscere le peculiarità dell’azienda, nè tantomeno ignorare il fatto che un’azienda è un’organizzazione formata da persone e di conseguenza da relazioni: sconsigliabile dunque parlare negativamente del proprio capo attuale o dei colleghi. Non assumere atteggiamenti di disinteresse e non dare troppa confidenza all’interlocutore.

Ma soprattutto, non disperarsi in caso di esito negativo, ma fare tesoro dell’esperienza imparando dagli errori!

9) Quali sono i tuoi consigli per le ragazze che vogliono ottenere un lavoro in un’azienda di moda?

Quello del fashion è un mondo affascinante, complesso e a tratti contraddittorio. Possiamo non interessarcene, ma come insegna una lapidaria Miranda Priestly (Meryl Streep) a una sciatta Andy Sachs (Anne Hathaway) nel film Il diavolo veste Prada: “quando tutte le mattine ci alziamo e ci vestiamo siamo parte del grande sistema della moda, anche se non ne siamo consapevoli”.

Non esiste un percorso standard e convenzionale per entrare in questo mondo, caratterizzato da moltissime figure professionali. E’ però necessario dimostrare passione per un mestiere da visionari, informarsi costantemente sul settore, crearsi una rete di relazioni utili all’apprendimento e allo sviluppo della carriera, comprendere come creatività e business si intrecciano dando vita a un’industria e una forte propensione al mondo digital. 

Entrare in un settore richiede tempo, diventare abili e intelligenti in quello stesso settore richiede tempo, per incontrare le persone giuste ci vuole tempo. Se una persona è veramente intenzionata a lavorare nella moda accadrà, perché creerà le circostanze giuste per lasciare il segno. “So, stick with it!”

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